Schiavi di Hitler by Mimmo Franzinelli

Schiavi di Hitler by Mimmo Franzinelli

autore:Mimmo Franzinelli [Franzinelli, Mimmo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-07-14T12:00:00+00:00


Gli optanti, comunque, sono considerati dai «resistenti» come sabotatori degli sforzi collettivi e un fattore disgregante. Le contrapposizioni si verificano soprattutto tra gli ufficiali, sia per la maggior percentuale di adesioni sia perché chi sceglie la RSI rimarrà per qualche altro mese nei campi, con un trattamento alimentare privilegiato. Queste lotte sono per esempio registrate nel già citato diario di Petraglia a proposito del campo di Leopoli, a inizio 1944, dove assiste allo spettacolo degli «ufficiali optanti che stavano nello stesso campo, mangiare abbondantemente carne, pasta, uova, marmellata ecc. Costoro, dopo essersi ben rimpinzati, si mettevano a cantare l’inno “Giovinezza”… e si veniva spesso alle mani, perché provocavano in tutti i modi».15

Non mancano, ma sono una netta minoranza, gli aderenti fanaticamente avvinti all’idea nazista, attratti più dal modello di Hitler che da quello di un Mussolini divenuto troppo incerto e debole.

La resistenza opposta dalla massa degli internati è un fenomeno al tempo stesso individuale e collettivo, quanto alle sue motivazioni. Ognuno deve, in ciascuna giornata e nottata, trovare in sé la forza di respingere la tentazione del cedimento e della sottomissione alle autorità nazifasciste. Per gli ufficiali, è una questione d’onore: si sentono infatti vincolati al giuramento prestato al re. Per la truppa, la resistenza alle pressioni dei tedeschi equivale a un’autoaffermazione, ovvero alla dimostrazione di avere una propria personalità da opporre al disprezzo degli aguzzini. In molti, una forma embrionale di antifascismo. In tutti, è forte la contrarietà alla guerra di Mussolini e Hitler. La dimensione collettiva della scelta è fattore di coesione e di forza che si riverbera sui singoli.

La massa di militari sconfitti, laceri, umiliati ritrova la dignità di una volontà coesa nell’opposizione ai progetti nazisti di assoldare volontari per la prosecuzione della guerra in formazioni germaniche o comunque nell’apparato collaborazionista. Al momento della scelta, con la concreta possibilità di uscire dal Lager, si costituisce tacitamente un fronte comune. E in un interminabile attimo i tedeschi comprendono che non basta affamare e vilipendere soldati e ufficiali italiani per piegarli alle proprie volontà. Ecco la descrizione del «referendum» tenutosi il pomeriggio del 30 settembre 1943, quando due fascisti in borghese e due ufficiali tedeschi in divisa giungono con una vettura di lusso nel piazzale del campo di Fallingbostel, in Bassa Sassonia. Nella fila dei deportati, un sottotenente dei granatieri prende buona nota di quanto avviene:

Ci fu ordinato l’attenti. Poi l’Ufficiale con voce rauca, parlò brevemente all’interprete. Questi rivolto a noi disse: «Il capitano tedesco chiede se già sapete che il Duce è stato liberato». Nessuno rispose. Breve pausa e poi disse: «Chiede ancora se siete a conoscenza che, dopo la liberazione del Duce, una nuova Italia sta per risorgere». Nessuno rispose. L’interprete continuò per ordine del capitano tedesco: «Chi di voi è fascista, alzi la mano». Eravamo ancora sull’attenti e mai tale posizione fu mantenuta così bene. Eravamo duemila e più. Avevamo fame, stanchi nel cuore, nei muscoli, e nella mente, in terra inospitale e nemica, di fronte al capitano tedesco e vicino alla mitraglia, ma non alzammo la mano.



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